I Centenari: Antonio Sada & Figli tra le aziende storiche di Salerno

I Centenari: Antonio Sada & Figli tra le aziende storiche di Salerno
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Cento candeline, cento anni di attività e non sentirli affatto. Anzi nel campo imprenditoriale la longevità è un valore: più hai un passato, maggiore è l’esperienza, più importante la storia da scrivere. Un libro ha raccontato quella delle più antiche aziende campane (tra cui sei salernitane), s’intitola “I Centerari” scritto da Vittoria Marino, docente dell’Università di Salerno e Maria Rosaria Napolitano, docente dell’Università del Sannio.

Storie di aziende ma soprattutto di famiglie che si sono tramandate il mestiere di padre in figlio, portando alto il nome di Salerno nel mondo. «Dal libro emerge il valore della famiglia – spiega la coautrice Vittoria Marino – che è il punto di forza di queste aziende. Il libro trasmette un messaggio di ottimismo e di propositività per i giovani. Di questi imprenditori mi ha colpito soprattutto il fatto di mettere al primo posto l’impresa anche rispetto ai rapporti personali, compiendo a volte scelte dolorose».

Chi a Salerno non conosce Pantaleone. La pasticceria nasce nel 1868 fondata da Mario Pantaleone con il nome di “Accreditata dolceria deposito di coloniali”. Come racconta il libro, nel 1930, il successore Alfonso durante una passeggiata sugli Alburni viene colpito dalle fragole del luogo e inventa la famossima Scazzetta, ricoperta appunto da fragoline, diventata il simbolo dell’azienda. «I Reali di casa Savoia elevano la Pasticceria Pantaleone a rango di fornitori ufficiali della nobile famiglia» scrivono le autrici. I dolci di Pantaleone li apprezzano anche Edoardo e Peppino De Filippo, Bill Clinton, Michail Gorbacev. «Ma il più affezionato sembra essere stato Papa Woityla, che per ogni compleanno era solito chiedere alla Pasticceria Pantaleone di preparare grossi quantitativi di dolcezze da inviare al Vaticano» si legge nel libro. Oggi l’ultima generazione dei Pantaleone guida l’azienda seguendo la tradizione ma con una impostazione manageriale, rimanendo sempre in via Mercanti.

Molte sono storie di persone semplici. Andrea De Luca, il fondatore della “De Luca Industria Grafica e Cartaria”, va a cercare fortuna in America, vive per 15 anni nel Connecticut dove fa i lavori più umili e impara a fare il tipografo. Torna ad Amalfi, sua terra d’origine, e compra una vecchia tipografia. «L’azienda ha una svolta alla metà degli anni Sessanta con il trasferimento dello stabilimento da Amalfi a Salerno» si legge nel volume. L’azienda s’ingrandisce e da tipografia diventa impresa specializzata nella produzione di carta per usi industriali e alimentari. Rifornisce la flotta Lauro e il Gruppo Marzotto. E’ ora gestita dai nipoti del patròn, Andrea e Raffaele, e può vantare una clientela internazionale. E ci sono aziende che sono “familiari” da quattro generazioni. E’ il caso della Magaldi Industrie, fondata nel 1929 da Paolo Magaldi: tra i suoi clienti ha l’Enel, è proprietaria di 32 brevetti «che le hanno consentito di essere oggi leder per alcune tecnologie».

E c’è chi ha più di cento anni. L’azienda Sada nasce nel 1900 a Vietri sul mare. A partire dagli anni Sessanta i figli del fondatore Antonio, Alfonso e Domenico Sada, comprendono la potenzialità di sviluppo del packaging. E’ un investimento vincente. L’azienda conquista alcuni grandi clienti come l’Algida. Negli ultimi anni l’orientamento è verso package biodegradabili, riciclabili e riutilizzabili.

Un’altra eccellenza territoriale raccontata nel libro è la Cianciullo Marmi, che si occupa di marmo, granito e travertino. E’ il consigliere di amministrazione di quarta generazione, Paola Cianciullo a raccontare nel libro come sia stato il bisnonno, raffinato scultore della fine dell’Ottocento, a iniziare la lavorazione del materiale grezzo in un piccolo laboratorio a Nocera Inferiore.

«Finchè c’è mare c’è pane. Salerno è in una posizione strategica e deve avere un porto importante»: l’idea è di Michele Autuori, che ebbe una visione del futuro

di Salerno già nel 1871, anno di nascita dell’Agenzia marittima che porta il suo nome. «Ancora oggi, al numero telefonico di Autuori risponde una persona, non ci sono dischi registrati che smistano telefonate. Il cliente è realmente centrale» racconta il libro.

 

Fonte: La Città di Salerno